giovedì 5 agosto 2010

THROW ME THE STATUE... LA FOLKTRONICA


nessun spavento non è una scelta inneggiante alla vecchia progressive, la scossa iniziale è fuorviante ma è soltanto la premessa per non lasciar credere di essersi imbattuti dinanzi alla solita band pop indie ...loro sono i THROW ME THE STATUE per i quali il concetto di continuum sembrerebbe fortunatamente non aver preso piede.
Nessun marchio di fabbrica, nessun cadenza inconfondibile a cui legarsi nel tempo.
Un Lo-Fi il loro, scelto, anzi meglio ricercato nei pontili del battello che va da Bainbridge a Seattle e negli stessi sottoscala umidi e freddi.
Un collage di estetica musicale: chitarre acustiche, sintetizzatori e drum machine per accontentare i diversi timpani che si avvicinano ai loro pezzi.
Strofe che cantano di strane notti fatte di doppi sogni sembrano buttate lì per non lasciare molto spazio alla comprensione, ma solo per rendere quel tocco esotico/esoterico che non guasta mai per guadagnarsi una stima a priori.

venerdì 23 luglio 2010

FREELANCE WHALES ... LAYERED, TEXTURED POP MUSIC



Suonare in metropolitana o in un vecchio e abbandonato reparto geriatrico a Staten Island non ha importanza, purché vi sia una buona acustica.
I Freelance Whales...Balene indipendenti della musica alternativa hanno la capacità di catturare con i loro "chamber choirs" l'umore trascinante di una persona e appagarlo serenamente.
Con il loro ultimo album "Weathervanes" potete davvero tornare indietro nel tempo e rientrare nella vostra cameretta a suoni di xilofono per ricordarvi di come tutto sembrava facile ed ovattato.
Ed invero la loro musica sembra così, leggera e ben scandita, fatta di diversi suoni che si alternano e che si chiedendo "permesso" ad ogni passo.
La varietà di strumenti (banjo, xilofono, glockenspiel e harmonium), con i quali i 5 ragazzi del Queens,NY giocano a stupire in un turbinio di ritorni all'infanzia e ai paesaggi della memoria che scorrono con sottofondi di musica folk, ci rende una qualità atmosferica degna della più sconfinata fantasia che ognuno porta con sè nei momenti di liberazione.
Quasi come in una cerimonia religiosa che lenta si compie, allo stesso modo, dopo aver ascoltato Generator 1st Floor ci si sente consacrati ad una, seppur momentanea, pace con se stessi. Opera forse dello spirito che li contraddistingue e li unisce, fatto di buoni propositi e di alcun eccesso se non verso il proprio karma.
Ed è così infatti che le loro attività quali bere tanto tè per migliorare la respirazione nel canto o costruire un organo di bambù a mano al fine di creare "a choir of japanese flutes when the wind runs through" (un coro di flauti giapponesi quando il vento li attraversa)sono una parte di quella varietà di vita che solo ascoltandoli si può ben accordare al loro stile.
Per garantirvi un esperienza che di mistico vuole avere il sapore potete volare oltreoceano per il 4/8 al The Middle East di Boston, oppure oltre manica per il 01/09/2010 al Monto Water Rats di Londra.
"We compare our hearts to things that fly, but cannot land" (F.W)